TERAMO – "Non prendo ordini nelle segrete stanze". Rivendica la sua autonomia politica ma soprattutto vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa il sindaco Maurizio Brucchi intervenuto dagli scranni del Consiglio comunale odierno (convocato sull’assestamento del bilancio e sul nuovo regolamento dei passi carrabili) per replicare alle accuse mosse dal capogruppo regionale di Fli, Berardo Rabbuffo. Il capogruppo, critico nei confronti della Giunta Brucchi alla vigilia del congresso comunale aveva così dichiarato: "C’è grande necessità a Teramo di tornare a parlare di politica che in questi ultimi tempi appare decisamente monocorde. Manca il confronto politico e tutti sono appiattiti sull’ unico spartito guidato da un solo direttore d’orchestra”. "Sono figlio di un operaio della Villeroy – ha dichiarato oggi il sindaco Brucchi – un semplice militante della democrazia cristiana senza un pedigree politico. Ho costruito con il mio lavoro il mio percorso politico e non accetto lezioni da chi siede tra i banchi del Consiglio regionale senza aver ricevuto un voto per via di un assurdo eccanismo elettorale che lo consente (Rabbuffo è stato eletto nel listino, ndr). Dunque non prendo ordini da chi si diverte durante i congressi comunali senza battere la mano sul proprio petto".
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